In occasione dell’8 marzo, l'Ateneo celebra la Giornata Internazionale della Donna presentando una serie di video in cui alcune delle docenti e ricercatrici del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate si raccontano per avvicinare le ragazze agli studi STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics).

Il progetto si inserisce nella scia di iniziative che UniBg mette in campo per vincere gli stereotipi e i pregiudizi di genere, grazie anche all'impegno del CUG, il Comitato Unico di Garanzia, che si occupa dello sviluppo di un ambiente di studio e di lavoro sereno e rispettoso di tutte le differenze.

5 storie di donne STEM

Il Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate dell’Università degli studi di Bergamo condivide in una serie di video i volti e la voce delle sue docenti e ricercatrici per avvicinare le ragazze alle discipline tecnico-scientifiche e all’ingegneria, in particolare ai suoi percorsi di studio che vedono ancora una percentuale femminile bassa, come i corsi di laurea di Ingegneria Meccanica e Ingegneria Edile offerti dal Dipartimento.

Sono ancora troppo poche le ragazze che scelgono indirizzi di studio tecnico-scientifico, che oggi, più di altri, riescono anche a garantire importanti prospettive lavorative. Secondo l’ultimo rapporto ISTAT che fotografa la realtà della formazione in Italia nel 2020, solo 1 donna su 6 ha una laurea nelle materie STEM: le donne che hanno un titolo in aree disciplinari scientifiche e tecnologiche sono il 17%, mentre la percentuale sale al 36,8% per gli uomini, con un’incidenza di 1 su 3, esattamente il doppio delle donne. Gli ultimi dati sulle immatricolazioni ci dicono che la presenza femminile nei percorsi STEM tende ad aumentare, ma il divario rispetto agli uomini non diminuisce: secondo l’ultimo Rapporto di Genere di AlmaLaurea nell’a.a. 2020/2021 le donne immatricolate in percorsi STEM sono il 21%, mentre gli uomini sono sempre il doppio (42%).

Ci sono lauree STEM, inoltre, che vedono un gender gap ancora maggiore. Un divario che si riflette nei numeri degli immatricolati ai corsi di laurea del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate, incardinati nell’ambito dell’Ingegneria Meccanica e dell’Ingegneria Edile, dove la percentuale delle studentesse si attesta solo al 12,1% (11,7% nei corsi di laurea triennali e 13,4% nei corsi di laurea magistrali). Se il Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate vede la percentuale più bassa studentesse fra tutti i Dipartimenti dell’Ateneo bergamasco (che registra una presenza femminile fra gli iscritti del 62,9%), a livello di docenti e ricercatrici la situazione è ben diversa, a partire dalla dirigenza del Dipartimento, in mano a una donna. Il Primo Bilancio di Genere di Ateneo mostra come nelle aree STEM, nelle quali la distribuzione del personale docente e ricercatore è tradizionalmente a sfavore delle donne, la presenza delle donne all’Università degli studi di Bergamo è superiore alla media nazionale: sia nelle aree più prettamente ingegneristiche (42% nell’area dell’ingegneria civile e architettura rispetto alla media nazionale del 34% e 22% nell’area dell’ingegneria industriale e dell’informazione rispetto alla media nazionale del 18%) che nelle materie scientifiche di base: Scienze Matematiche (36% contro il 31% nazionale), Chimiche (50% contro il 49% nazionale) e Fisiche, dove si registra il distacco più rilevante (50% contro il 22% nazionale). In totale la percentuale di donne docenti e ricercatrici nel Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate è del 34%. Un dato in continua crescita, sia nei ruoli più apicali (negli ultimi quattro anni le docenti nel ruolo di Professoresse ordinarie sono passate dal 20 al 38%) che fra le ricercatrici (passate negli ultimi quattro anni dal 24% al 39%).

Studiare ingegneria meccanica è stata la mia sfida

Giovanna Barigozzi, ingegnera meccanica, è Professoressa ordinaria nel settore delle macchine a fluido e dei sistemi per l’energia e l’ambiente. Dal 1998 all’Università degli studi di Bergamo, ha contribuito alla crescita della Scuola di Ingegneria e dei suoi corsi di laurea e nel 2018 è diventata Direttrice del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate.

"Il valore aggiunto dell’essere donna e ingegnere non sta in realtà nell’essere donna ma molto più semplicemente nel portare una sensibilità e un contributo diversi. È un po’ come nella ricerca, che si arricchisce se fatta da più contributi, se multidisciplinare e interdisciplinare. Allo stesso modo il contributo delle donne deve essere quello di portare un approccio diverso nell’affrontare i problemi di tutti i giorni, quindi anche quelli dell’ingegneria. Quando ho deciso di studiare ingegneria meccanica ero perfettamente consapevole che non era una scelta semplice, ma l’ho vista come una sfida, avevo bisogno di confrontarmi con qualcosa di reale, che mi permettesse di mettermi alla prova e vedere fin dove ero capace di arrivare".

È importante sensibilizzare alle materie scientifiche fin da quando i bambini sono più piccoli

 

Simona Tonini, ingegnera gestionale e dottoressa di ricerca in Ingegneria Meccanica, è Professoressa associata del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate nel settore della Fisica Tecnica e Industriale.

"Ho scelto di studiare ingegneria perché ho sempre amato le materie scientifiche, in particolare la fisica e la matematica, e ho pensato che ingegneria mi desse la possibilità di consolidare queste competenze e di approfondirne anche altre di natura più tecnica. Credo che all’interno di un gruppo di lavoro un buon mix di ricercatori e ricercatrici aiuti tutti, non solo per le competenze, ma anche per le sensibilità diverse che ciascuno apporta con il proprio essere. Penso che sia importante per sensibilizzare alle materie scientifiche partire proprio da quando i bambini sono più piccoli. Un modo è stimolarli con giochi e attività di laboratorio che possano stimolare la loro creatività e le loro competenze".

Abbiamo il dovere di tutelare il nostro patrimonio storico-architettonico

Rosalba Ferrari, ingegnera edile, è ricercatrice del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate nel campo della Scienza delle Costruzioni. Il suo ambito di ricerca riguarda la modellazione e l’analisi strutturale e il monitoraggio strutturale.

"Penso che le studentesse e gli studenti di oggi esitino a seguire le proprie passioni e a riconoscere il proprio talento, che sono certa sia naturale ed equamente distribuito tra uomini e donne. Devono essere in grado di fare voli pindarici, anche con un po’ di coraggio. Io sono sempre stata affascinata dalle costruzioni e dalle grandi strutture. Un’opera che ha sempre ispirato la mia ricerca è il Ponte di Paderno d’Adda, che ho iniziato a studiare durante la laurea triennale e poi ho continuato nella laurea magistrale e nel dottorato di ricerca. Penso che il monitoraggio strutturale sia un ambito importante e strategico, soprattutto sul nostro territorio nazionale, dove alcune strutture e infrastrutture vertono in situazioni critiche. Mi piacerebbe continuare a contribuire all’interno di questo ambito non solo con la ricerca scientifica ma anche nell’insegnamento. Abbiamo il dovere di tutelare il nostro patrimonio storico-architettonico".

Mi affascina molto conoscere come funziona un oggetto che prima per me era quasi magico

Elisa Riceputi, fisica e dottoressa di ricerca in Ingegneria e Scienze Applicate, è una giovane ricercatrice nel campo dell’Elettronica. Si occupa di elettronica applicata alla fisica, per l’elaborazione del segnale proveniente da rilevatori di radiazione e al momento è impegnata nel progetto di ricerca internazionale GAPS (General AntiParticle Spectrometer), volto alla rilevazione di radiazione proveniente da interazioni di materia oscura.

"Il mio lavoro oggi è al servizio di quello che ho studiato nella mia formazione accademica, perché io sono laureata in fisica e ho sempre utilizzato i rivelatori di radiazione, ma non conoscevo la natura dell’elettronica, per me erano una sorta di black box. Adesso invece so come funzionano e questa cosa mi affascina molto. Dopo la laurea in fisica ho scoperto che all’Università degli studi di Bergamo c’era un gruppo che di ricerca che sviluppava elettronica per rilevatori di radiazione e ho fatto domanda per il dottorato in Ingegneria e Scienze Applicate. Il mio percorso non è stato lineare, né semplice, ma sono riuscita a portarlo avanti con successo. Penso che oggi le studentesse e gli studenti si focalizzano troppo sulla denominazione dei corsi di laurea, senza guardare nel dettaglio al percorso di studi e alle competenze che offre, spendibili davvero in svariati settori".

Il sogno di chi fa ricerca è quello di vivere in un mondo migliore, nel mio caso più sicuro e sostenibile

Chiara Passoni, ingegnera strutturista, è una giovane ricercatrice del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate nel campo della Tecnica delle Costruzioni. Si occupa in particolare di recupero degli edifici esistenti, in chiave strutturale e sismica. Il suo sogno è quello di contribuire a costruire un mondo più sicuro, resiliente e sostenibile.

"Quando ho scelto l’università ho deciso di intraprendere un percorso che mettesse insieme le mie due anime, un’anima più creativa e un’anima più scientifica. Credo che il ruolo dell’ingegnere sia proprio questo: trovare delle soluzioni creative a dei problemi concreti. Durante il mio percorso mi sono resa conto di come la scelta di studiare ingegneria civile portasse a una professione che ha davvero un grande impatto sulla società, in termini di sicurezza e sostenibilità. Forse il vero momento di svolta in cui ho capito la responsabilità che ha un ingegnere è quando sono stata chiamata con il mio gruppo di ricerca a fare i rilievi in seguito al terremoto di Amatrice: lì mi sono resa conto che il ruolo del recupero degli edifici esistenti era soprattutto quello di salvaguardare le vite che sono all’interno di questi edifici".