Nove turni in tre giorni, suddivisi in sessioni da un’ora ciascuno, per proclamare – e acclamare – 727 tra laureati e laureate: si tratta del terzo appuntamento con la nuova formula adottata da UniBg per permettere lo svolgimento di proclamazioni di lauree triennali più sostenibili, che salvaguardino luoghi e ambiente.

Il 27 maggio è stato dedicato ai laureati e le laureate in Economia Aziendale, Diritto per l'Impresa Nazionale e Internazionale, Operatore Giuridico d'Impresa ed Economia;
Scienze dell'Educazione, Scienze Psicologiche, Scienze Motorie e Sportive e Lingue e Letterature Straniere Moderne;
il 28 maggio ai laureati e alle laureate in Scienze Psicologiche, Scienze Motorie e Sportive, Scienze dell'Educazione e della Scuola di Ingegneria;
il 29 maggio, infine, ha visto protagonisti i laureati in Filosofia, Lettere, Scienze della Comunicazione e Lingue e Letterature Straniere Moderne.
I discorsi delle nostre e dei nostri docenti
Prof.ssa Palmieri - Dipartimento di Lettere, Filosofia, Comunicazione
Elias Canetti, un grande scrittore e filosofo nato in Bulgaria e vissuto fra Austria, Germania e Inghilterra, ha detto una volta che lo scrittore è il custode delle metamorfosi. Questa riflessione può sembrare contraddittoria, perché il verbo custodire significa conservare e quindi lasciare qualcosa intatto, non modificarlo, e il sostantivo metamorfosi porta invece con sé l’idea della trasformazione, del cambiamento, ma Canetti ci indica il nucleo più profondo del nostro lavoro, perché chi si occupa di libri e di cultura, chi fa ricerca, chi insegna, chi lavora in un’istituzione museale o appunto in un archivio ha il compito importantissimo di tenere vivo il rapporto con la tradizione, mettendola in dialogo con il presente, cogliendone i mutamenti, l’attualità, le sollecitazioni che ci dà per leggere il mondo in cui viviamo.
Custodire la metamorfosi significa allora mantenere il legame tra l’antico e il mondo contemporaneo, per non perdere il contatto con le nostre origini e aiutarci a capire meglio chi siamo.
Studiare le discipline umanistiche è anche un atto di resistenza. È fare spazio al dubbio alla riflessione, in un tempo in cui sembra che tutto debba avvenire in fretta ma anche sempre più allo scoperto, in pubblico. La lettura e la scrittura aprono viceversa degli spazi intimi, dove nulla è definito una volta per sempre. In una sua riflessione George Steiner ci ricorda che “Non possiamo possedere l'arte, la poesia, la musica, la filosofia. Possiamo solo amare queste cose e cercare di esserne all’altezza. Esse ci chiedono di tornare sempre, e sempre di nuovo, a ciò che non può essere ridotto a funzione o a consumo.”
Il modo in cui avete studiato e avete scritto le vostre tesi di laurea è un educazione alla complessità, vi ha insegnato come nascono le idee, come entrano in relazione attraverso il dialogo, come possono trovare delle forme di espressione che danno loro valore. Ma vi ha insegnato anche a capire dove potete arrivare, riflettendo sulle cose, esercitando la vostra creatività. Avete imparato a pensare in modo più profondo, più responsabile, più umano.
Avete studiato autori antichi e contemporanei, avete attraversato epoche, concetti, opere, idee. I libri ci aiutano a vivere tante vite e a comprendere più a fondo la nostra. La scrittura fa proprio questo, non solo ci fa vivere in mondi che in altro modo non avremmo potuto conoscere, ma a volte ci può dare la forza per prendere decisioni difficili, mostrandoci un destino o più destini che diversamente non saremmo riusciti a immaginare. La lettura e la riflessione sui testi ci educa al rispetto delle altre persone, delle altre culture, degli altri popoli, ci apre la mente, ci stimola a pensare e a dar vita a qualcosa che è solo nostro: le vostre tesi di laurea sono il frutto del vostro lavoro e non servono solo a ottenere un titolo accademico, ma vi rafforzano nella vostra capacità di creare qualcosa che è venuto da voi e che nessun altro avrebbe potuto fare allo stesso modo.
Questa consapevolezza è sufficiente a mettervi al riparo dai timori di un pensiero stereotipato, standardizzato, che altri confezionano per voi, che siano i social o l’intelligenza artificiale. Dovete tenervi stretto l’orgoglio di poter dire: questo l’ho fatto io e dunque questo sono io, perché se altri fanno al posto vostro, anche se sul momento non ve ne accorgete e non ne avete la percezione, a un certo punto vi ritroverete a chiedervi “ma io chi sono?”, ad aver smarrito la vostra identità.
In ciò che è venuto da voi, invece, e che avete realizzato con fatica e soddisfazione e naturalmente con l’aiuto e il sostegno dei docenti che vi hanno guidato, vi potrete sempre riconoscere e potrete dire “ecco, questa o questo sono io”.
Prof.ssa Zaira Cattaneo - Dipartimento di Scienze Umane e Sociali
Care studentesse, cari studenti, familiari, e amici, mi fa piacere accogliervi nella nostra meravigliosa aula magna questa mattina per festeggiare insieme un traguardo certamente significativo. Siete stati con noi 3 anni, sono stati anni certamente pieni di esperienze significative. Siete arrivate a destinazione? No, senza nulla togliere alla vostra festa di oggi.
Io preferisco infatti pensare che questo sia un punto di partenza: non si arriva mai, si viaggia e si impara sempre. "Il nostro cervello è in continua evoluzione; non smettiamo mai di apprendere" ripeteva Brenda Milner, grande studiosa della plasticità cerebrale.
C’è sempre più bisogno di profondità, di solidità del pensiero, di spirito critico. Sono tempi che ci sfidano: tutti i tempi sono stati sfidanti, la storia ce lo insegna, ma oggi viviamo in un mondo ipertecnologico che pone sfide nuove. Qui avete studiato con noi come funziona il pensiero, l’intelligenza umana, cosa sono le emozioni, come si regolano, come nascono.
Ora è il tempo dell’intelligenza artificiale, degli algoritmi: l’augurio è che vi ricordiate di avere un corpo e quindi di essere senzienti, di provare emozioni oltre che di generare pensieri. Noi siamo intelligenze incarnate e questo è un unicum dell’umano. La tecnologia non va demonizzata, anzi, ma va utilizzata con senso critico. In questi anni abbiamo cercato di insegnarvi a coltivarlo, perché possiate utilizzarlo sempre, anche al di fuori della professione che andrete a svolgere.
Penso pochi di voi si metteranno subito a lavorare nell’ambito della psicologia; mi auguro continuerete nei vostri studi: chi verso l’ambito clinico, chi verso l’ambito neuroscientifico, chi verso l’ambito sociale, organizztaivo o dello sviluppo o della salute. Magari qui nel nostro Ateneo oppure anche all’estero. In ogni percorso ricordatevi che lavorerete con la materia più preziosa che esiste, l’umano. Sarete chiamati alla cura e alla prevenzione, alla diagnosi e alla ricerca. Arrivate preparati. Studiate. Approfondite. Cercate le fonti giuste. Questo spero vi abbiamo insegnato, a non stare sulla superficie, a non chiedere a Chatgpt o alla vecchia Wikipedia come stanno le cose, ma a cercarle su Nature, Science, Lancet.
Mentre vi preparate a intraprendere il vostro prossimo percorso, ricordatevi di non focalizzarvi solo sui vostri successi, ma anche di ricordare i fallimenti e le difficoltà. La resilienza è una capacità preziosa che vi servirà nel lavoro e nella vita.
Vi invito ad accompagnare la vostra famiglia e i vostri amici nei nostri chiostri e nella nostra nuova biblioteca del chiostro piccolo appena inaugurata, la bellezza della nostra sede è un privilegio per noi che ci lavoriamo e spero così lo abbiate vissuto anche voi in questi anni di studio.
Congratulazioni a tutti voi!
Prof. Luigi Moretti - Dipartimento di Scienze Economiche
A tutte e a tutti, complimenti davvero per questo traguardo!
Godetevi questa giornata con tutte le emozioni che comporta. Condividetela con tutti coloro che vi hanno supportato in questo percorso, che hanno creduto in voi: i vostri familiari, i vostri amici e amiche, i vostri colleghi e colleghe di corso di studi.
Se ho capito bene il mio ruolo qui oggi, non è di limitarmi a rinnovare i complimenti. Ci si aspetta che provi a dire qualcosa di un po’ più profondo, e che ovviamente abbia un senso in questo contesto. Non è proprio un compito facile, ve lo assicuro, perché, come si dice, la platea e il momento sono importanti. Ma ci provo.
Nel luglio del 1972, durante una puntata del programma musicale Top of the Pops, seguitissimo sulla BBC, salì sul palco David Bowie, cantò “Starman”. Fu un grande successo. Forse alcuni di voi non conoscono David Bowie o il pezzo in questione. Ma se tornati a casa cercate su internet forse qualcosa vi suonerà familiare. Il testo parla di una voce, qualcuno che viene da lontano, dalle stelle, per dire ai giovani che non sono soli, che c’è ancora qualcosa di grande da scoprire.
Vi parlo di questa canzone perché, a modo mio, ci ho sempre letto un messaggio potente, che oggi voglio condividere con voi: non abbiate paura di ciò che è diverso. Ascoltatelo, apritevi al confronto, cercate di capirlo ma non scartatelo a prescindere. Il diverso, l’inaspettato, il non convenzionale sono le basi del cambiamento, del miglioramento, del progresso.
Potremmo pensare a decine di contesti o situazioni in cui ci confrontiamo con il diverso.
Per esempio, avete imparato nel corso dei vostri studi che le innovazioni tecnologiche sono alla base del processo di crescita e sviluppo dei Paesi. Accogliere le innovazioni significa aprirsi a idee nuove che, per definizione, sono diverse da ciò che è conosciuto. Non è un processo sempre comodo: ogni innovazione, grande o piccola, porta con sé un certo grado di incertezza, di dubbi sul fatto che sia utile o meno, che sia un beneficio o meno. Ma è proprio attraverso questa apertura e riflessione sul diverso che la società può permettersi di scegliere ed evolvere: migliorando e moltiplicando le opportunità.
E lo stesso vale per il confronto con persone con culture, origini, identità di genere e in generale preferenze personali diverse da quelle di ognuno di noi. Ascoltare gli altri, riflettere in maniera critica sulle loro idee e le loro storie ci arricchisce. Mentre evitare il confronto a priori ci alimenta acriticamente convinzioni e stereotipi.
Anche nel vostro futuro personale e professionale potreste imbattervi in percorsi diversi da quelli più battuti. Magari, a un certo punto, vi troverete a scegliere una strada meno convenzionale rispetto a quella dei vostri colleghi. Se succederà, non sentitevi in difetto. Non c'è un'unica strada per fare bene le cose: ce ne sono diverse, e sono tutte valide se sono coerenti con chi siete e con quello che desiderate costruire.
Tutto questo bagaglio di esperienze che riceverete dal confronto con idee, persone e percorsi diversi, non sarà utile solo a voi. Sarà utile a tutti noi. Infatti ogni generazione ha la possibilità e in qualche modo il dovere di plasmare la società in cui vive. La società in cui viviamo oggi è il frutto delle scelte fatte da chi vi ha preceduto. Alcune di queste scelte sono state illuminate, altre coraggiose, altre ancora sbagliate o miopi. Ora tocca alla vostra generazione, a ognuno di voi. Spero che il contributo che darete alla società tenga presente che per progredire serve aver accumulato conoscenza, attraverso l’apertura verso il diverso e la capacità di valutarlo criticamente. Altrimenti, si rimane fermi al punto di partenza, si rischia di non progredire.
Sono certo che avrete altri momenti di soddisfazione come o più intensi di questo in futuro. Ma non dimenticatevi questa giornata e il percorso che avete fatto qui con noi in questi tre anni, perché quello che avete raggiunto è un traguardo veramente importante! Complimenti di nuovo!
Prof. Alfredo Paternoster - Dipartimento di Lettere, Filosofia, Comunicazione
Care neolaureande e cari neolaureandi, nell’accomiatarmi, per il momento, da voi, lasciatemi esprimere l’auspicio, credo la convinzione, che durante questo triennio in cui abbiamo condiviso la vita accademica abbiate:
trovato un ambiente accogliente e intellettualmente stimolante. Accogliente perché -credo- nessuno di voi si è mai sentito un numero e il salto dalle scuole superiori non è stato drammatico, al netto di qualche eventuale piccolo spaesamento iniziale; stimolante perché avete incontrato nuove discipline, avete sviluppato le competenze per intuire e costruire nessi interdisciplinari, avete per la prima volta avuto occasione di ascoltare/confrontarvi con studiosi stranieri;
ma, soprattutto, voi stessi avete contribuito in prima persona alla costruzione di un ambiente accogliente e stimolante, tessendo relazioni e in generale partecipando alla vita universitaria, che non si riduce allo stare in aula;
- (oltre alle competenze e alle conoscenze che avete appreso in questo primo percorso accademico), fatto vostri i valori che avete maturato o consolidato in questo percorso: il rispetto per l’altro, la curiosità intellettuale, il desiderio di portare un vostro contributo alla costruzione di un mondo migliore, coniugando l’apertura verso l’innovazione e l’attenzione per la tradizione.
Potete a buon diritto celebrare il raggiungimento di un traguardo importante e altrettanto legittimamente godervelo (almeno per un po’), con la consapevolezza, tuttavia, che il traguardo che avete raggiunto è allo stesso tempo l’inizio di un nuovo percorso, nel quale dovrete far fronte a nuove sfide e si apriranno nuove opportunità.
Vi auguro di cuore di proseguire proficuamente i vostri studi o comunque di intraprendere percorsi che conducano alla vostra realizzazione.
Prof.ssa Manuela Caterina Moroni - Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere
Care studentesse, Cari studenti, Gentili genitori, parenti e amici, Vorrei invitarvi a pensare al cammino che vi ha portati fin qui.
Pensate ai temi, alle discipline e agli approcci che avete incontrato/conosciuto durante questi anni. Probabilmente, all’inizio, vi siete trovati di fronte a corsi e contenuti che non avevate mai affrontato prima, o che conoscevate solo superficialmente. Avete scoperto nuove prospettive, nuovi metodi. Spero che alcuni di questi nuovi incontri/di queste nuove scoperte ed esperienze hanno acceso in voi una passione, una curiosità destinata a durare nel tempo.
Studiare è un privilegio. E avere tempo per studiare è un’opportunità preziosa. Avete potuto esplorare mondi diversi e capire meglio voi stessi: cosa vi riesce meglio, cosa vi appassiona e in cosa vi piace investire energia. È così che si inizia a capire chi si è, quali potenzialità si possono coltivare.
Vorrei che pensiate all’esperienza incredibile che avete vissuto: l’iniziale confusione di fronte a una lingua straniera, che, con diligenza e studio costanti, è diventata sempre più familiare, fino a diventare parte di voi.
Avete imparato a distinguere suoni, strutture e sfumature, a comprendere testi sempre più complessi di diverse discipline. Vi siete immersi nelle letterature, nelle storie, in nuovi contesti.
Adesso sapete abitare mondi che erano sconosciuti.
Infine, vorrei invitarvi a considerare il tempo dello studio universitario come un dono. Un dono che avete avuto grazie ai vostri genitori, alle vostre famiglie, o anche grazie al vostro impegno personale, se avete per esempio lavorato per finanziare gli studi. In ogni caso, è un tempo che vale: onoratelo con gratitudine e con gioia.
Probabilmente molti di voi appartengono alla prima generazione in famiglia che ha potuto frequentare l’università, e questo è stato possibile anche grazie a chi vi ha preceduto e ha fatto dei sacrifici. In quel caso, questo traguardo assume un valore ancora più profondo.
Per tutto questo – e anche per le amicizie nate e per il dialogo che avete costruito con noi docenti – crediamo davvero che ne sia valsa la pena.
A nome mio e di tutti i miei colleghi e colleghe: Molti complimenti per questo traguardo.
Prof. Alessandro Colombo - Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate
Benvenuti in questa splendida Aula Magna per una giornata davvero speciale: la cerimonia di proclamazione delle vostre Lauree Triennali in Ingegneria.
Oggi festeggiamo un traguardo importante, che avete raggiunto con fatica — almeno così è stato per me quando mi sono laureato — ma anche con tanto impegno e tanta, tanta, tanta costanza.
In questi tre anni avete affrontato un percorso intenso, fatto di studio, esami e crescita personale. Avete iniziato a pensare come ingegneri: a vedere i problemi, a capirli e a trovare soluzioni con metodo e attenzione, con la voglia di fare davvero la differenza nel mondo che vi sta intorno.
Non siete stati soli in questo percorso. Dietro a questo risultato ci sono le vostre famiglie, i vostri amici e tante persone che vi hanno sostenuto. A loro va un grazie speciale.
Qui, all’Università di Bergamo, siete diventati parte di una comunità fatta di persone con cui avete stretto amicizie, condiviso momenti difficili e momenti felici, e costruito legami che, ne sono sicuro, dureranno a lungo.
Il riconoscimento che riceverete oggi è un grande traguardo, ma anche l’inizio di molte nuove strade.
Vi invito a guardare al percorso magistrale come a una scelta naturale, per rafforzare le vostre competenze e prepararvi a diventare professionisti capaci di guidare un’innovazione tecnologica responsabile.
A nome dell’Ateneo, vi faccio i più sinceri complimenti, congratulazioni!
Discorso Prof.ssa Andreini - Dipartimento di Scienze Aziendali
Benvenuti genitori, parenti e soprattutto a voi tra pochissimo dottoresse e dottori in Economia Aziendale.
Guardatevi intorno, quanti volti sorridenti e soddisfatti, che, come all’arrivo di una maratona, dimenticano la fatica e i dolori di una lunga e sfidante impresa.
È proprio in questi momenti che si apprezzano i sacrifici fatti, le rinunce ad uscire con i propri amici, le notti insonni, le mattine gelate per prendere i mezzi, gli scioperi, l’ansia degli esami e i risparmi centellinati per arrivare al traguardo.
Il Dipartimento di Scienze Aziendali laurea ogni anno quasi 1.000 studenti (quasi un quarto degli studenti dell’Università di Bergamo). Il 60% risiede a Bergamo e provincia, il 35% proviene da altre province lombarde e il 5% da fuori regione, e gli studenti fuori sede stanno sempre più aumentando, a dimostrazione della capacità del dipartimento di attrarre studenti da tutta Italia.
Ma quello che più colpisce leggendo le statistiche è che il 76,2% di questi laureati sono laureati di prima generazione, ovvero i primi nella loro famiglia a conseguire un titolo universitario.
Questo dato sottolinea il ruolo cruciale del Dipartimento di Scienze Aziendali come motore di mobilità sociale, apre nuove opportunità e contribuisce a ridurre le disuguaglianze.
La presenza di giovani laureati in management arricchisce il capitale umano locale, favorendo lo sviluppo economico delle imprese e del territorio in modo silenzioso. I laureati di prima generazione, infatti, tendono a rimanere nel territorio di origine, portando nuove competenze e stimolando l'innovazione.
Molti di voi hanno fatto e faranno esperienze all’estero, portando nuova linfa, idee nel territorio.
Ma quello che speriamo di avervi trasmesso è la curiosità e la voglia di continuare ad apprendere, a non smettere di studiare e di fare esperienze di apprendimento anche fuori dal proprio territorio.
Dalla nostra parte noi ce la mettiamo tutta, lavoriamo costantemente per sviluppare didattica innovativa, integrata con il ricchissimo network di imprese e organizzazioni territoriali, che permettono una formazione applicata e sperimentale, livelli di soddisfazioni che, secondo i dati di Alma Laurea, superano il 90% tra studenti e gli stakeholder.
Il dipartimento di Scienze aziendali offre numerose opportunità di mobilità all’estero soprattutto nella laurea magistrale. Oltre alle borse Erasmus, il dipartimento di Scienze Aziendali offre opportunità di Doppio Titolo con l’università di Stoccarda per International Management and Marketing; il Doppio titolo con l’università Dundee per Accounting, Governance and Sustainability, il doppio titolo con Krems in austria e il primo Joint Program di Ateneo, MERCURI che permette di ricevere ben 4 doppi titoli.
Vi sono poi anche programmi internazionali in loco, come le Summer School e più di 20 visiting professor che tutti gli anni visitano il nostro dipartimento da tutto il mondo, senza contare tutti i collaboratori alla ricerca e i centinaia tutor e assistenti che permettono la personalizzazione ed internazionalizzare la didattica anche per gli studenti che non si possono permettere di fare esperienze all’estero!! Viaggiare, restando tra le aule e i laboratori dell’università, non ha prezzo.
In questi 50 anni, il Dipartimento di Scienze Aziendali è diventato molto più di un semplice luogo di studio: è una famiglia, una fucina di talenti, un punto di riferimento per il territorio. E questo grazie all'impegno e alla passione di tutti: docenti, ricercatori, studenti, personale amministrativo. Insieme, abbiamo costruito una realtà di eccellenza, e insieme continueremo a scrivere nuove pagine di questa storia.
Non lasciate che questa esperienza sia solo un mezzo, una piccola parentesi della vostra vita, fate in modo che diventi un vostro punto di riferimento e un luogo di ispirazione.
Il Dipartimento di Scienze aziendali offre cinque lauree magistrali:
- Due lauree magistrali in lingua italiana (dall’anno prossimo 3 lauree)
- tre lauree magistrali in lingua inglese, coprendo l’accounting, il management, la finanza, l’organizzazione aziendale, l’entrepreneurship, la sostenibilità e questo significa esperti e studiosi di queste materie, persone che dedicano la loro vita al servizio degli studenti, delle organizzazioni e del territorio.
Contattate i vostri docenti durante la vostra carriera, aggiornateli, voi sarete quelli che in veste di manager chiederanno tirocinanti all’università, lo sviluppo di ricerche innovative da sviluppare insieme. Fate in modo che l’ambiente che vi ha accolto e che vi ha sfidato e vi ha supportato lo faccia anche in futuro. Noi, docenti, personale tecnico amministrativo, ricercatori e tutor siamo qui, perché questa è la nostra missione e crediamo nel valore della formazione a 360°
La commissione, il personale tecnico amministrativo del Dipartimento di Scienze Aziendali fa quindi i più sentiti complimenti per questo traguardo a tutti gli studenti che sono i primi della loro famiglia a ricevere una laurea, a quelli che continuano la tradizione accademica famigliare, a chi ha esplorato altri percorsi per poi trovare quello adatto, a chi ha deciso di spezzare una tradizione e a chi ha dovuto rinunciare a tanto, a coloro che hanno fatto tutto con facilità, a tutti voi che avete deciso di prendervi del tempo per investire su voi stessi, che avete dimostrato di essere in grado di concludere un grande progetto.
Prof.ssa Evelina Scaglia - Dipartimento di Scienze Umane e Sociali
Richiamare la figura di Agostino, a cui è dedicato questo complesso storico da poco riportato interamente al suo splendore, significa rievocare uno dei primi autori del mondo occidentale capace di riflettere attorno alle condizioni di possibilità dei processi educativi e al linguaggio come strumento di comunicazione e trasmissione del sapere.
L’epoca in cui visse Agostino fu assai difficile, perché attraversata da una crisi profonda di civiltà sul piano politico, culturale ed etico-morale. La sua attenzione al significato autentico dell’educazione come educere, ovvero “tirar fuori” le potenzialità di ciascuno accompagnandolo nella sua formazione, rappresenta ancora oggi una sfida di grande rilievo, che ha saputo cogliere anche Maria Montessori.
Rievocare una delle più note studiose italiane nel mondo, in un frangente storico complesso come quello odierno, consente di fare i conti con il monito racchiuso nel suo impegno, intrapreso fin dagli anni giovanili, nell’identificare come compito prioritario affidato all’educazione la costruzione di un presente e di un futuro di pace, a partire dalle nuove generazioni.
Come affermato nel 1949 nel testo Educazione e pace: «l’educazione che preparerà un’umanità nuova ha una finalità sola: quella che conduce insieme all’elevazione dell’individuo e della società». Mettere tutti nelle migliori condizioni per poter superare gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della loro personalità significa lavorare per la migliore educazione possibile e, dunque, anche per la pace.
Tale richiamo risulta ancora più pregnante in riferimento alle recenti novità che stanno interessando la figura professionale dell’educatore socio-pedagogico, con l’introduzione a partire dalla legge 55 del 15 aprile 2024 delle disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative con l’istituzione dei relativi albi professionali, al termine di un lungo processo volto a favorire un maggiore riconoscimento anche in chiave sociale di una professionalità decisiva per costruire orizzonti di pace, crescita e benessere nel nostro mondo.
Prof. Raul Calzoni - Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere
Care studentesse, cari studenti, cari genitori, parenti e amici dei laureandi, vi porgo, anche a nome del Magnifico Rettore, Prof. Sergio Cavalieri, il benvenuto alla cerimonia di proclamazione dei laureati della sessione di marzo 2025 del Corso di Laurea Triennale in Lingue e Letterature Straniere Moderne dell’Università degli Studi di Bergamo.
Oggi è un giorno importante sotto molti punti di vista: segna la conclusione di un percorso di studi e, allo stesso tempo, l'inizio di una nuova fase delle vostre vite. Vorrei ripercorrere con voi, brevemente, alcuni momenti significativi di questo cammino che abbiamo condiviso.
In qualità di Presidente del Corso di Studio e docente, ho avuto il piacere di conoscere molti di voi. Ricordo con piacere gli open day di circa tre anni fa, quando molti di voi si sono avvicinati per la prima volta al nostro corso, e i primi incontri di accoglienza degli studenti del primo anno. Negli anni successivi, ho avuto modo di incontrare diversi di voi in aula, a lezione, o in iniziative dedicate alle lingue, alle letterature e alle culture straniere.
Durante questo percorso universitario, avete affrontato numerose sfide, dentro e fuori le aule, mostrando dedizione, curiosità e una straordinaria capacità di crescita. A nome di tutte le colleghe e di tutti i colleghi del Corso di Laurea, desidero esprimervi la mia più sincera ammirazione per l’impegno con cui avete affrontato gli studi e per la passione con cui avete coltivato la vostra formazione.
Un sentito ringraziamento va anche alle vostre famiglie, che vi hanno accompagnati e sostenuti con discrezione e affetto, giorno dopo giorno, in questo percorso.
Forse ricorderete i vostri primi giorni all’università, segnati da emozioni contrastanti: entusiasmo, curiosità, ma anche qualche timore. Quei sentimenti si sono trasformati nel tempo in consapevolezza, fiducia e senso di appartenenza. Il dialogo costruito con i vostri compagni e con i vostri docenti ha dato vita a una vera comunità fondata sulla condivisione, sull’ascolto e sul rispetto reciproco.
Per un corso come il nostro, incentrato sullo studio delle lingue, delle letterature e delle culture, l’incontro con l’altro è essenziale. È attraverso il confronto e il dialogo che si imparano a comprendere i contesti complessi della contemporaneità e a sviluppare strumenti utili per affrontarne le sfide. Ora siete pronti a portare con voi queste competenze, ovunque vi condurrà il vostro cammino.
Quello di oggi non è un giorno qualsiasi. Per noi docenti, è motivo di orgoglio vedere come gli studenti che abbiamo accolto all’inizio del loro percorso siano oggi pronti ad affrontare il mondo del lavoro o a proseguire con gli studi magistrali – e ci auguriamo anche nel nostro Ateneo.
Vi ringrazio per aver scelto di affidarvi a noi per questo importante tratto del vostro percorso di formazione e spero sinceramente che il dialogo costruito in questi anni possa proseguire in futuro.
Congratulazioni a tutte e a tutti!
Prof.ssa Patrizia Scandurra - Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell'Informazione e della Produzione
"Celebrare una laurea significa riconoscere il valore della conoscenza, della resilienza e della capacità di affrontare il cambiamento."
Durante la cerimonia di proclamazione dei laureati in Ingegneria, ho avuto l’onore di rappresentare il nostro corso di studi in Ingegneria Informatica. È stato un momento di grande emozione, in cui abbiamo riflettuto sul ruolo dell’ingegnere nel mondo di oggi: un mondo in cui l’intelligenza artificiale, la trasformazione digitale e l’etica dell’innovazione si intrecciano ogni giorno di più.
Ho parlato ai genitori, ai familiari, a chi ha sostenuto questi ragazzi nel loro percorso. Ai nostri laureati ho voluto ricordare che la vera forza non sta solo nelle competenze tecniche, ma nella capacità di “imparare ad imparare”, come ci ha insegnato Maria Montessori. Una capacità che permette di adattarsi, crescere e guidare il cambiamento con responsabilità.
Ho parlato anche di passione. Perché è quella che ci guida, che ci unisce, che ci fa crescere. A voi, neo-ingegneri, auguro di custodirla sempre e di usarla come bussola ovunque vi porterà il vostro cammino.