Prolusione del Rettore, prof. Sergio Cavalieri
Autorità,
Magnifici Rettori, Delegate e Delegati,
Care Colleghe e Cari Colleghi,
Care Studentesse e Cari Studenti,
Gentili ospiti,
Benvenute e benvenuti all’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2024-2025 dell’Università degli studi di Bergamo. Desidero rivolgere un personale ringraziamento alla Sindaca di Bergamo, Elena Carnevali, all’Assessore all’Università, Ricerca e Innovazione di Regione Lombardia, Alessandro Fermi, al Vice-presidente della Provincia di Bergamo Umberto Valois e a tutte le autorità religiose, politiche, civili e militari per l’attenzione mostrata anche quest’anno con la vostra presenza in questo importante giorno per la nostra Università.
Come sapete, l’inaugurazione dell’anno accademico non rappresenta solo un momento di celebrazione e condivisione con le comunità, universitaria e locale, delle politiche e delle azioni strategiche dell’Ateneo. È anche l’occasione per riportare al centro del dibattito temi di forte attualità, che sappiano stimolare la discussione e indirizzare nuove progettualità in cui l’Università, per sua stessa missione, può assumere un ruolo di coordinamento scientifico e di incentivo ad azioni di sistema.
Due anni fa abbiamo scelto di riflettere sul tema della longevità, proponendo un’accezione diversa da quella che, in genere, si assegna a questo ambito di studi e ricerche. Un ambito spesso associato, da un lato, al fenomeno dell’inverno demografico e, dall’altro, all’aumento dei costi sociali dovuti all’allungamento dell’aspettativa di vita delle persone.
Da quel dibattito, sono scaturite collaborazioni che ci hanno guidati verso l’istituzione di un Dottorato e di un Centro di Ricerca e Terza Missione, il Centre for Healthy Longevity. Di contro, lo scorso anno, abbiamo voluto approfondire la relazione tra Università e territorio per ragionare sul nostro impegno nel contribuire alla tutela e alla conservazione dei molteplici patrimoni locali storico-artistici, paesaggistici, tecnologico-industriali, enogastronomici, e per ribadire la centralità della valorizzazione e della salvaguardia di una cultura dei luoghi.
Sono emerse nuove progettualità, tra cui l’attivazione del Dottorato in “Landscape Studies for Global and Local Challenges”, la costituzione di Orobie LAB, struttura tecnico-scientifica supportata dal Tavolo Bergamo 2030 per sostenere le comunità montane bergamasche attraverso il confronto con imprese, associazioni e istituzioni. Non ultima, la graduale apertura di presidi territoriali di ricerca e terza missione.
Quest’anno, forti di una progettazione in crescita nei nostri Dipartimenti e Centri, in linea con il Piano Strategico di Ateneo 2023-2027, il tema che vogliamo portare alla vostra attenzione è la cooperazione mirata allo sviluppo sostenibile, un argomento che affronteremo a due voci. Il collega, prof. Alberto Brugnoli, titolare della Cattedra UNESCO su “Diritti umani, cooperazione internazionale e sviluppo sostenibile”, condividerà le prospettive e il ruolo che l’Ateneo intende assumere come promotore di una formazione e di una ricerca innovative nei contesti della cooperazione e dello sviluppo nazionale e internazionale. Il suo intervento, inoltre, evidenzierà come solo una progettazione coordinata, dettata e orientata da una governance comune, nonché improntata ad azioni di sistema, possa generare un impatto significativo e diffuso.
È questo anche il senso dell’intervento del dott. Matteo Bugamelli, che ringrazio per la sua presenza e l’incitamento a guardare sempre oltre le nostre frontiere, facendo leva su organismi internazionali come il World Bank Group, che investe nella crescita e nello sviluppo delle persone e delle comunità. Sono convinto che, alla luce degli stimoli e delle buone pratiche attive, possano nascere o rafforzarsi iniziative di sistema che, sulla scorta di quanto già sperimentato negli scorsi anni, contribuiscano a rafforzare il valore e la capacità di influenza del nostro territorio.
A distanza di tre anni dal mio insediamento come Rettore, questa giornata è per me anche l’occasione per riflettere sulle sfide affrontate e le opportunità colte nella prima fase del rettorato.
“Una frontiera aperta per lavorare insieme”: era il titolo del mio programma di mandato. Una frontiera aperta perché, nel mondo universitario, non esistono confini che limitano il progresso della conoscenza ma, al contrario, promuovono la contaminazione e il dialogo tra le culture. In una società come quella contemporanea, dove assistiamo all’insorgere di steccati ideologici che causano conflitti e polarizzazioni preoccupanti, il ruolo e l’azione delle università si fa ancora più determinante.
Per questo, nel corso del primo triennio di mandato, abbiamo voluto dare forza a una visione: quella di un’università aperta e inclusiva, aperta a un futuro in trasformazione, inclusiva nella condivisione dei progetti e dei processi decisionali; aperta alle innovazioni sociali, digitali e organizzative, inclusiva verso chi vive l’Ateneo ogni giorno nei suoi spazi fisici e verso tutta la cittadinanza, oltre le mappe locali e con un deciso slancio internazionale.
Siamo coscienti che questo percorso non è iniziato tre anni fa, ma prosegue la traccia disegnata da chi, prima di noi, ha lavorato per consolidare le missioni e l’identità del nostro Ateneo.
Nel 2018 abbiamo celebrato il cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Libero Istituto Universitario. Nel 2022, è stata la volta dei trent’anni dalla nascita della Facoltà di Ingegneria, data che ci ricorda anche il compimento del processo di statalizzazione dell’Ateneo. Infine, due settimane fa, abbiamo festeggiato i cinquant’anni dall’istituzione della Facoltà di Economia e Commercio. Una ricorrenza che ci ha permesso di onorare e ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al suo successo. In particolare, il prof. Pietro Enrico Ferri, Rettore del nostro Ateneo dal 1984 al 1999, cui abbiamo intitolato i giardini interni del campus di Caniana.
Metà del cammino, dicevo, ma prima di tutto un’opportunità per soffermarsi a riflettere sul proprio operato e ragionare sulle azioni da portare avanti, anche in ragione dei nuovi scenari che si stanno aprendo. In qualità di Rettore pro-tempore di un’istituzione pubblica, ritengo fondamentale riesaminare i passi compiuti dall’avvio 5 del mio mandato come dovere di restituzione verso la comunità universitaria e, di riflesso, verso le rappresentanze istituzionali, economiche, sociali e culturali del territorio.
Di recente, abbiamo inaugurato una sezione del nostro sito web – denominata “UniBg incontra il futuro” – dove sono riportate le principali attività svolte nel corso del triennio, in continuità e in attuazione al Piano Strategico di Ateneo 2023-2027.
Credo non sia opportuno elencare ora le attività intraprese, sento però l’esigenza di condividerne con voi il percorso, anzitutto per due motivi. In primo luogo, per non dare nulla per scontato: fermarsi, voltarsi indietro e osservare il cammino lasciato alle spalle aiuta a procedere con ancora più sintonia, consapevolezza e convinzione. In secondo luogo, in ragione del ruolo istituzionale che ci è assegnato, vale a dire, come sede primaria della formazione superiore e della ricerca scientifica, sentiamo la necessità di essere aperti a riflessioni e suggerimenti che provengano da chi vive e frequenta l’università e ne ha a cuore il miglioramento continuo.
La sezione “UniBg incontra il futuro” potrà quindi crescere attivamente grazie alle nuove azioni che sapremo avviare nei prossimi anni e agli stimoli che ci perverranno e ne alimenteranno la co-progettazione. Università come Istituzione pubblica, per l’appunto, un’istituzione generatrice di valore pubblico. Il nostro Ateneo genera valore pubblico sotto diverse forme che lo rendono un attore imprescindibile e insostituibile nel contesto in cui opera. Lo spettro d’azione è ampio e va al di là delle sue missioni primarie, vale a dire la formazione e la ricerca.
Vi riporto alcuni esempi più recenti, di certo non esaustivi rispetto al quadro generale delle iniziative, ma che evidenziano come sia possibile generare valore pubblico in un’accezione non comunemente nota.
Il progetto del polo penitenziario universitario presso la casa Circondariale Don Resmini, annunciato due anni fa in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2022-2023, ha messo le radici grazie all’iscrizione di dodici studentesse e studenti. A loro è stata offerta una via concreta di apprendimento, di erosione delle barriere e difficoltà che quotidianamente deve affrontare chi si iscrive durante il periodo di detenzione. Ad esempio, per il reperimento dei libri di testo siamo riusciti a garantirlo quasi interamente a titolo gratuito.
Un passo coerente con l’idea di un’università che si adopera per assicurare dignità a chi ha commesso un reato e sta affrontando un percorso di recupero e riscatto. Il progetto REINT2565, che beneficia del sostegno di Regione Lombardia ed è a cura del nostro nuovo Centre for Healthy Longevity, si fonda sul dialogo e la convivenza intergenerazionale tra studentesse e studenti under 25 e persone anziane over 65. Giovani che adottano anziani, anziani che adottano giovani.
Un modello virtuoso di reciprocità che si propone di creare spazi di condivisione di conoscenze ed esperienze tra mondi all’apparenza distanti. Con azioni concrete, come la coabitazione e il tutoraggio, vogliamo favorire uno scambio di saperi, valorizzando le risorse che ogni generazione può mettere in comune per affrontare in maniera coesa le sfide della contemporaneità.
Il corso di perfezionamento sui temi della prevenzione, diagnosi e cura dei disturbi del comportamento alimentare – promosso da SdM, la nostra Scuola di Alta Formazione – si avvale della collaborazione con le principali ASST del territorio e ATS Bergamo, dunque, con esperte ed esperti delle realtà sanitarie e sociosanitarie bergamasche e lombarde. L’obiettivo è formare professioniste e professionisti qualificati in grado di lavorare in team e approfondire conoscenze e tecniche di diagnosi dei comportamenti alimentari e dei disturbi connessi.
Il progetto PRO-BEN, finanziato dal MUR per la promozione del benessere psicologico della popolazione studentesca, mira a potenziare i servizi e le iniziative già esistenti con nuove linee d’azione tra cui: favorire l’accesso ai servizi di counseling psicologico, intercettare le fasce più a rischio, rispondere ai nuovi bisogni e integrare gli interventi in situazioni di malessere con approcci preventivi, concordati sempre con le principali aziende sanitarie locali.
Un progetto pioneristico, direi quasi un modello a livello nazionale, forte anche dalla collaborazione con il Politecnico delle Arti di Bergamo. Una partnership che si estende ad altre istituzioni del territorio e consentirà di formare competenze degne di nota nei settori dell’arte e della musicoterapia, grazie a una piattaforma di lavoro comune che rende conto del valore pubblico del fare rete.
Cito, infine, il percorso che stiamo portando avanti, grazie alla creazione di un tavolo di lavoro interdipartimentale, sul tema dell’Intelligenza Artificiale. Un percorso orientato al rafforzamento delle collaborazioni interdisciplinari tra tutti i dipartimenti e all’avvio di un dialogo sistematico con le realtà istituzionali, sociali, culturali e produttive del territorio. Un lavoro anche di sensibilizzazione e, oserei dire, di alfabetizzazione rivolto alla cittadinanza, attraverso l’organizzazione di seminari e momenti di dibattito aperti al pubblico, per fornire delle chiavi di lettura critiche e consapevoli su un tema di estrema attualità e complessità, potenziale fonte di disagio per coloro che non dispongono di adeguati strumenti intrepretativi.
Sono questi degli esempi che, se riletti singolarmente, non restituiscono la varietà e la numerosità delle azioni di responsabilità sociale messe in atto dal nostro Ateneo per generare valore pubblico.
Valore pubblico che, pertanto, non si esprime solo nei pur indispensabili asset finanziari e immobiliari, bensì nell’impegno, nella responsabilità e nella capacità - personale e collettiva - di costruire e alimentare ogni giorno un patrimonio immateriale, improntato sui principi di equità e inclusione sociale, che, proprio perché invisibile, spesso non è adeguatamente divulgato e valorizzato.
Per queste ragioni, i prossimi anni saranno indirizzati anche a dare maggiore valore all’impatto che il nostro Ateneo esercita sul territorio.
Entro il 2025, presenteremo il primo bilancio di sostenibilità: un documento che integra numeri e statistiche con una trattazione approfondita del ruolo che l’Università di Bergamo svolge, coltivando rapporti e progetti tra città e provincia. Ma lo sguardo punta sempre oltre e non può non considerare il posizionamento dell’Ateneo sulle tematiche dello sviluppo sostenibile anche a livello internazionale.
Il recente riconoscimento come European University all’interno della BAUHAUS4U University Alliance, di cui siamo unico partner italiano, ne è una prova. BAUHAUS4U è un network che si sviluppa nell’ambito dell’iniziativa europea “New European Bauhaus” e unisce 10 università in 9 regioni europee per promuovere la trasformazione sostenibile e inclusiva con azioni congiunte di governance. Un riconoscimento cui si lega anche un finanziamento di 14,4 milioni di euro per 4 anni accordatoci dalla Commissione Europea. Un passo concreto nella direzione di programmi comuni di laurea, in particolare, del piano di Diploma europeo presentato lo scorso marzo 2024 sempre dalla Commissione.
Si tratta di una precisa linea di interventi coordinati che includono la missione in Cina prevista nei prossimi giorni al seguito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per condividere obiettivi di sviluppo e portare il contributo e l’impegno del nostro Ateneo al rafforzamento delle delicate politiche di diplomazia scientifica e cooperazione internazionale.
In questo contesto di grande dinamismo del nostro Ateneo, la recente significativa contrazione nei finanziamenti statali e le prime evidenze risultanti dal disegno di legge sul bilancio 2025 in discussione in Parlamento sono fonte di forte preoccupazione sulla tenuta del sistema universitario pubblico nazionale. Nel caso specifico di UniBg, pur potendo contare su una solidità finanziaria del nostro Ateneo, l’eventuale blocco parziale del turnover e l’imputazione sui conti dell’Ateneo degli adeguamenti ISTAT degli stipendi e di altre poste passive, minano quel percorso di sviluppo e di crescita intrapreso con vigore e convinzione nel corso degli ultimi anni.
Percorso necessario, direi obbligatorio, per un Ateneo che registra ancora un organico - sia come personale docente e ricercatore sia come PTA - non adeguato alla sua attuale dimensione e alla reputazione che gli viene riconosciuta. Soprattutto, dopo aver investito nel corso di questi anni nella formazione e nel reclutamento di nuovi ricercatori (penso all’incremento del numero di borse di dottorato e dei ricercatori assunti con i progetti a valere sul PNRR) e in azioni di promozione e di organizzazione di career days per rendere più attrattivo o, riprendendo una campagna pubblicitaria voluta dal ministro Zangrillo, “più figo” il posto di lavoro nella Pubblica Amministrazione.
Abbiamo la fortuna di essere attivi in un territorio ad alta densità di competenze, eccellenze e saperi, ma vi chiediamo uno sforzo in più per valorizzare il nostro ruolo come università. Sperimentiamo continue difficoltà nel reperire spazi adeguati da destinare alle aule didattiche e di studio per le nostre studentesse e i nostri studenti, 11 ai laboratori che fanno progredire le attività in collaborazione con le aziende. Lo stesso vale – in misura maggiore – per gli alloggi che, tengo a ribadirlo, non sono un problema esclusivamente universitario, ma anche della città e della provincia. Le residenze presso la ex Caserma Montelungo e la sede di via Statuto saranno una boccata d’ossigeno, ma sappiamo già che non basteranno.
Esistono realtà a noi vicine, penso a Cremona e Lecco, dove il privato è intervenuto in maniera risolutiva per finanziare e rendere fruibili, in breve tempo, strutture destinate alle università locali. Azioni ben coscienti delle ricadute positive sul territorio in termini di attrattività e crescita. Si fa largo nella mia mente un ricordo del recente convegno organizzato presso l’ASST Ospedale Papa Giovanni XXIII in occasione del centenario della nascita del prof. Lucio Parenzan, padre della cardiochirurgia pediatrica a Bergamo.
Chi ha avuto il privilegio di conoscerlo, o di lavorare con lui, ha menzionato tra le sue doti principali quella della velocità: fattore essenziale e, direi anche, vitale per quelle patologie che richiedono un intervento tempestivo. Per il prof. Parenzan, velocità significava anche precorrere i tempi, fare dell’innovazione tecnologica e clinica due leve di sviluppo perché potesse a pieno titolo diventare un polo di eccellenza della cardiologia e della cardiochirurgia pediatrica.
Ebbene, oggi la velocità è un motore vitale anche nella competizione tra territori, soprattutto a confronto con il dinamismo aggressivo di un contesto internazionale in rapida trasformazione. Se dunque vogliamo realmente fare di Bergamo un modello vincente, dobbiamo essere ancora più veloci e concreti, prevedendo cambiamenti e opportunità ancor prima che si manifestino.
Con l’auspicio di rivolgere le nostre azioni verso un futuro imminente da costruire insieme, dichiaro ufficialmente aperto l’Anno Accademico 2024-2025, 56° dalla fondazione dell’Università degli studi di Bergamo.