Le parole del Rettore

«Possiamo essere orgogliosi di come, a maggior ragione in questo momento di emergenza, il nostro Ateneo stia mettendo le proprie competenze al servizio del Paese, lavorando in modo sinergico con le istituzioni, gli istituti di ricerca, le imprese. Ringrazio in modo particolare tutti i colleghi che con dedizione lavorano senza sosta anche su questo fronte»

Questo recentissimo lavoro di ricerca, portato avanti da Paolo Buonanno, Sergio Galletta e Marcello Puca (Università degli studi di Bergamo) fornisce nuovi risultati sul livello di mortalità nella regione della Lombardia e nella provincia di Bergamo utilizzando fonti di dati ufficiali e originali; inoltre, si concentra su quanto sia stato fortemente sottostimato il tasso di diffusione e mortalità del COVID-19 in Lombardia.

Dal febbraio 2020 la Lombardia e in particolare la provincia di Bergamo sono state gravemente colpite dalla nuova malattia infettiva COVID-19. Combinando statistiche ufficiali, dati retrospettivi e dati originali (es. Necrologi e avvisi di morte), gli autori forniscono una stima provvisoria del numero reale di decessi causati da COVID-19 e del numero totale di persone infette.

I risultati suggeriscono che il tasso di mortalità riportato attribuibile a COVID-19 rappresenta solo il 26,6% del tasso di mortalità in eccesso osservato tra marzo 2020 e marzo 2019.

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  1. Progetto ESSENCE (Environmentally Sustainable and Safe Equipment Neutralizing Covid-19 Emergency) - bando Regione Lombardia POR FESR 20142020. AZIONE I.1.B.1.3

In risposta alla attuale emergenza sanitaria, l’Università di Bergamo sta partecipando, in collaborazione con aziende del territorio, alla procedura selettiva indetta dalla Regione Lombardia, con il progetto ESSENCE, per lo sviluppo di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) a basso impatto ambientale, anche riutilizzabili.

Il progetto è articolato in modo da:

-   sviluppare DPI specificatamente destinati alla protezione dei lavoratori, mediante utilizzo di tecnologie innovative in grado di prevenire e contenere l’emergenza ambientale dovuta all’uso, concentrato nel tempo e nello spazio, di una mole di prodotti “usa e getta”;

-   realizzare gli indispensabili servizi di prova e certificazione dei prodotti sviluppati.

La strategia di ricerca proposta è resa, in qualche modo, impellente dai dati riferiti all’impatto dei materiali plastici sull’ambiente. Negli ultimi 50 anni [ACS Sustainable Chem. Eng. 2019, 7, 4, 3749-3758] sono state prodotte circa 8,3 miliardi di tonnellate di materie plastiche, di queste il 12% è stato incenerito, il 9% riciclato e il resto si è disperso nell’ambiente. ESSENCE si propone di recuperare i materiali costituenti i DPI progettati, attualmente destinati per la maggior parte alla termovalorizzazione, con l’obiettivo di intervenire sull’impatto ambientale di tali cicli produttivi, soddisfacendo i principi dell’economia circolare. In quest’ottica, si procederà ad individuare una sola classe di poliolefine o in alternativa polimeri meglio frazionabili rispetto agli attuali, per la realizzazione di prodotti a basso impatto ambientale.

Contestualmente ai punti citati, il gruppo di ricerca dell’Università di Bergamo, coordinato dal Prof. Giuseppe Rosace del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate, studierà prodotti chimici per lo sviluppo di coating superficiali con proprietà antivirali ed antimicrobiche.

Le soluzioni innovative proposte verranno promosse e divulgate sia nei confronti della comunità scientifica sia verso un pubblico di non addetti ai lavori, grazie anche all’organizzazione di conferenze e a pubblicazioni su riviste specialistiche open access.

  1. Progetto STATE-19 (Sviluppo di Trattamenti superficiali con proprietà Antivirali e antibatteriche per aTtenuare l’Emergenza da Covid-19)

La recente drammatica pandemia chiamata “Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2”, dovuta al virus SARS-CoV-2 (come designato dall’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV)), ha portato ad una seria riflessione sulla capacità di rispondere con efficacia ed efficienza ad una esigenza straordinariamente impellente e vitale. Il progetto STATE-19, ideato e sviluppato dal Prof. Giuseppe Rosace del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate dell’Università di Bergamo, si propone di contribuire concretamente alla capacità di gestione e risposta a focolai di epidemie attuali (Covid-19) e future grazie allo sviluppo di prodotti in grado di conferire alle superfici trattate proprietà antivirus ed antibatteriche. Tali prodotti, utilizzabili attraverso applicazioni spray, determineranno sulla superficie dei materiali trattati la deposizione di film con proprietà battericide e virucide stabili nel tempo.

Per rispondere all’emergenza attuale, le attività progettuali devono essere sviluppate a partire da un livello di maturità tecnologica (Tecnology Readiness Level – TRL) piuttosto alto. Per tale ragione, si favorirà la contaminazione tra tecnologie proprie di differenti settori merceologici, puntando soprattutto alla compatibilità tra diversi principi attivi, anche in funzione delle modalità applicative scelte.

Il progetto punta quindi a favorire una cross-fertilization tra settori industriali innovativi, con l’uso sinergico del know-how, per lo sviluppo di un prodotto:

-   multifunzionale (in grado di attivare contestualmente una barriera sia antivirus che antimicrobica);

-   esente da formaldeide o sostanze proibite dal regolamento REACH;

-   facilmente applicabile mediante tecnologia spray;

-   che non preveda la necessità di processi termici successivi alla deposizione, per la realizzazione di film stabili nel tempo.

Partendo dai bisogni degli utilizzatori finali, il progetto desidera individuare nello sviluppo di nuovi prodotti e nelle relative applicazioni le risposte più soddisfacenti rispetto alla gestione dell’emergenza del COVID-19 e di possibili, analoghe ma non auspicabili, epidemie future.

Come ha vissuto, e come supererà, la città di Bergamo, la condizione di epicentro dell'epidemia in Italia?
Se lo sono chiesti i due sociologi Roberto Lusardi e Stefano Tomelleri, quest'ultimo, oltre che Professore a UniBg, anche Vice-Presidente dell' AIS - Associazione Italiana di Sociologia.

In "NA Reports – Bergamo, March 2020: The Heart of the Italian Outbreak" i due autori partono dal considerare la condizione di una generazione che non ha affrontato la fame, nè la carestia, ma che ha visto una crisi mondiale, poco più di un decennio fa, abbattersi sul nostro sistema economico, e una crisi culturale profonda ancora prima, nel 2001, modificare la nostra percezione della globalizzazione.

La pandemia del 2020 in termini di entità (mondiale), modalità (isolamento sociale) e durata (ancora incerta) è una condizione infinitamente più complessa, e sembra eradicare ogni certezza del mondo moderno.

I medici della terapia intensiva dell’ospedale papa Giovanni XXIII sono sulla prima linea del fronte contro il virus ed hanno raccolto una enorme mole di dati sui molti pazienti ricoverati. Nasce così l’iniziativa CovAId, promossa da un gruppo di docenti dell’Ateneo (Michele Ermidoro, Ettore Lanzarone, Mirko Mazzoleni, Fabio Previdi ed Andrea Remuzzi), che già collaboravano con il dipartimento di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale guidato dal prof. Lorini,  che hanno indirizzato i loro sforzi di ricerca verso l’analisi dei dati raccolti utilizzando tecniche di machine learning e intelligenza artificiale. Nelle attività del progetto sono stati coinvolti anche studenti dei corsi di laurea in ingegneria informatica ed ingegneria per le tecnologie della salute, oltre ad alcuni ingegneri che lavorano per le aziende del territorio che hanno generosamente messo a disposizione  il loro tempo libero e le loro competenze.

Lo studio tocca diversi temi con analisi retrospettive dei dati:

  1. Analisi dei parametri di ventilazione, con lo scopo di definire il set di parametri più efficace in relazione alle caratteristiche di compliance polmonare dei pazienti.
  2. Sviluppo di modelli di predizione dell’outcome, per identificare i principali fattori di rischio.
  3. Creazione di modelli di clusterizzazione dei pazienti in base alla loro risposta alle terapie
  4. Analisi dell’efficacia delle terapie con ossido di azoto
  5. Valutazione della relazione tra outcome e terapie farmacologiche
  6. Studi di correlazione tra la diagnostica per immagini ed i parametri clinici

L’articolo "Il carcere ai tempi dell’emergenza Covid-19", a cura della Prof.ssa Anna Lorenzetti del Dipartimento di Giurisprudenza di UniBg, fornisce alcuni spunti di riflessione sul tema del carcere, della detenzione e dei diritti e libertà delle persone recluse, per come attraversati dalle questioni emergenziali sorte a seguito della diffusione della pandemia da Covid-19.

Gli istituti penitenziari, come istituzione totale, si sono trovati a dover fronteggiare l’emergenza con alcune peculiarità rispetto alla società libera. Alle difficoltà generate dalla diffusione del contagio si è tentato di offrire risposte su più piani, passando dal livello amministrativo e delle prassi, a quello giurisprudenziale, a quello normativo. Come noto, il tema è stato portato con veemenza in primo piano, anche nel dibattito mediatico, a seguito delle violente proteste che hanno coinvolto alcuni istituti penitenziari e in occasione delle quali i numerosi decessi di persone detenute hanno indotto la magistratura ad avviare le indagini.

Il Dipartimento di ingegneria gestionale, dell’informazione e della produzione promuove un’indagine pilota sulla mobilità ed il rischio contagio con particolare riferimento alla Val Seriana, zona tra le più colpite dalla pandemia di COVID-19 nella bergamasca. 
Francesco Finazzi, docente di ingegneria e capo del progetto di ricerca insieme al collega Alessandro Fassò, sottolinea che lo studio vuole essere d'aiuto alle popolazioni coinvolte dall'emergenza COVID-19 monitorando la mobilità delle persone in forma anonima al fine di valutare il rischio di contagio e fornire informazioni utili alla collettività. 
Per scoprire di più e partecipare a questa ricerca visita la pagina dedicata.

Uno studio che va ad aggiungersi al lavoro svolto nelle ultime settimane da un gruppo di economisti che vede lavorare insieme l’Ateneo di Bergamo con l’Università La Sapienza di Roma, l’Università di Catania, il CNRS e la Bocconi di Milano. 

I ricercatori, tra cui il docente di economia dell’ateneo bergamasco Paolo Buonanno, hanno indagato sul perché i contagi e il tasso di mortalità italiano rappresentassero un unicum nel panorama europeo. Molte spiegazioni, trattate anche dalla stampa italiana, facevano riferimento alla struttura familiare italiana (molti giovani adulti e anziani vivono in famiglia) o al fatto che gli italiani abbiano un rispetto più basso delle norme (tra cui anche della quarantena).

La maggior parte di queste (frettolose) analisi confronta dati tra diversi Paesi che sono ad uno stadio diverso della diffusione e che hanno metodologie di rilevazione dei deceduti differenti (con o per coronavirus?). Un'analisi equivalente condotta sulle sole regioni italiane ribalta i risultati mostrando come in assenza di dati affidabili e confrontabili sia arbitrario e dannoso cercare di trovare spiegazioni ad un fenomeno molto complesso. È necessario mobilitare studiosi con esperienza nella valutazione delle politiche pubbliche, nell'analisi delle reti e nell'epidemiologia per comprendere le complesse dinamiche alla base dell'epidemia e valutare l'efficacia delle politiche alternative. Per fare ciò, è fondamentale armonizzare i dati e le metodologie di raccolta dei dati sui decessi, almeno in tutti i Paesi europei.

Ove possibile, tutti i microdati disponibili sull'esito di test, decessi e pazienti ospedalizzati dovrebbero essere resi pubblici.  Uno studio che sottolinea quanto il disastro globale richieda uno sforzo senza precedenti da parte della comunità accademica. È necessario muoversi rapidamente con la consapevolezza del di suggerire raccomandazioni politiche inefficaci che, in un periodo di crisi, possono comportare costi più elevati rispetto ai benefici.

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Il Lancet, una delle più autorevoli riviste scientifiche al mondo, pubblica la previsione di uno studio condotto in collaborazione dall’Istituto Mario Negri e l’Università degli studi Bergamo che sollecita i leader politici e le autorità sanitarie nazionali a muoversi il più rapidamente possibile per garantire che vi siano risorse sufficienti, tra cui personale, posti letto e strutture di terapia intensiva, per quello che accadrà nei prossimi giorni e settimane.

Le previsioni riportate da Andrea Remuzzi, professore di ingegneria biomedica all’Università degli studi di Bergamo e Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri sulla base dei dati disponibili sul numero dei pazienti COVID-19, analizzano da un lato l’andamento del trend dei contagi e dall’altro il trend dei pazienti bisognosi di terapia intensiva. I dati disponibili fino ad oggi forniti dal Ministero della Salute seguono sostanzialmente un modello esponenziale che indica un valore di R0 compreso tra 2,8 to 3,2. Se l'aumento del numero di pazienti infetti seguirà l’andamento esponenziale anche per la prossima settimana, ci potrebbero essere più di 30.000 infetti entro pochi giorni.

Rispetto al numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva, anche questo numero è aumentato in modo esponenziale sulla base dei dati forniti dal Ministero italiano della Salute con la stessa legge esponenziale. I dati disponibili hanno mostrato che il trend nell’aumento del numero di pazienti che avranno bisogno di terapia intensiva aumenterà notevolmente e inesorabilmente nei prossimi giorni. Nell’articolo si prevedere che questo numero potrebbe saturare la capacità del sistema sanitario nazionale in pochi giorni. Confrontando l’andamento del numero di pazienti attivi in Italia e quello registrato nella regione di Hubei in Cina, simile all’Italia per numero di abitanti e distribuzione dell’infezione, si può dedurre che entro alcuni giorni questo aumento potrebbe però divergere dall’andamento esponenziale e rallentare.

“Attualmente – spiega Andrea Remuzzi, professore di ingegneria biomedica all’Università degli studi di Bergamo - sono ancora pochi i dati da prendere in considerazione per formulare ipotesi più solide in merito al numero esatto di pazienti che saranno infettati nei prossimi giorni o nelle prossime settimane. Dato che finora la percentuale di pazienti che richiedono la terapia intensiva è vicina al 10% dei pazienti infetti, si può prevedere che potrebbero essere teoricamente necessari fino a 4.000 posti letto di terapia intensiva durante il periodo peggiore dell’infezione, che sarà verosimilmente tra circa 4 settimane”.

“Ci rendiamo conto – conclude Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri - che è molto verosimile che a questo numero di posti letto di terapia intensiva non si possa arrivare. Una percentuale speriamo significativa di pazienti accederà alla terapia intensiva, gli altri saranno trattati con supporti respiratori meno invasivi. Questa è una grossa sfida per l'Italia, perché ora ci sono poco più 5.200 posti letto in terapia intensiva in totale. Teniamo conto poi che abbiamo solo poche settimane per l’approvvigionamento di personale, attrezzature tecniche, e materiali. Sappiamo che il governo è al lavoro per approvare una legge che consentirà al servizio sanitario di assumere 20.000 medici e infermieri e di fornire altri 5.000 ventilatori agli ospedali italiani. Queste misure rappresentano un passo nella giusta direzione, ma il nostro modello ci dice che devono essere attuate con urgenza, nel giro di pochi giorni”.

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In occasione della Notte europea della geografia, la prof.ssa di geografia Emanuela Casti, direttore del Centro studi sul territorio e responsabile del laboratorio cartografico Diathesis, interverrà al webinar dal titolo "Questa Terra, questo virus: fare, pensare e insegnare geografia" organizzato dal coordinamento dei Sodalizi geografici italiani (SoGeI) per contribuire a dare una risposta sul perché la diffusione del contagio ha assunto le attuali proporzioni nel territorio bergamasco.

Utilizzando le banche dati prodotte negli anni sugli aspetti socio-territoriali e innovativi sistemi cartografici web, i ricercatori stanno mettendo in rapporto gli aspetti territoriali (distribuzione della popolazione, composizione per fasce di età, varie forme di mobilità, organizzazione del lavoro, inquinamento) con quelli resi pubblici dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità. Stanno emergendo risultati inediti come le differenti età dei contagiati a seconda della Regione, la diversità distributiva in base alla tipologia del dato (reale o percentuale) e alcune implicazioni socio-territoriali quando la percentuale del contagio è rapportata al numero dei residenti.

L'articolo e lo streaming disponibili sul sito dell'Associazione dei geografi italiani.