Cari tutti,

domani, per la prima volta, discuteremo le tesi di laurea in via telematica. Non nascondo il senso di desolazione che mi ha colto, immaginando l’aula vuota e silenziosa che mi troverò davanti. Sapendo di non poter osservare il volto teso degli studenti che, con la loro tesi in mano, l’abito elegante e il cerchio protettivo formato dai parenti e dagli amici, aspettano di entrare per discutere il loro lavoro. Sicuro di non poter osservare, con i colleghi, le mamme e i papà (ma anche le nonne e i nonni) che, con lo sguardo orgoglioso e felice, sostengono il loro figlio o la loro figlia con sorrisi, abbracci e frasi di incoraggiamento. E consapevole che non ci sarà nemmeno il chiasso, a volte eccessivo devo ammettere, di tutte le persone che si riuniscono per festeggiare il compimento della carriera di una persona che amano e che, con impegno e sacrificio, ha raggiunto finalmente l’obiettivo sperato.

Poi però, ho spostato l’attenzione sui miei colleghi che saranno tutti presenti e in toga – li ringrazio molto, fin da subito –, tutti desiderosi di riservare, con le dovute precauzioni, la giusta ufficialità a un evento che cambia la vita di un giovane, facendolo entrare ufficialmente nel mondo degli adulti, ossia di tutti quei cittadini che, con le loro decisioni, influiscono sulla collettività. E ho pensato che la nostra decisione di essere presenti in sede potesse servire da sprone e incoraggiamento a tutti i nostri tesisti in un periodo così estremamente difficile, incerto, sospeso. Non ci incontreremo di persona, è vero, ma grazie all’informatica potremo creare questo spazio virtuale dove si incontreranno i nostri pensieri, le nostre opinioni, i nostri studi, i nostri ruoli e le nostre rispettive competenze. Dove potremo mettere in atto la condivisione: delle conoscenze, certo, ma anche delle emozioni.

In un bell’articolo di domenica scorsa, il filosofo Rocco Ronchi ha definito il coronavirus come un “evento” che, in quanto tale, porta in sé stesso il paradigma del cambiamento: sono, ad esempio, cadute improvvisamente le ideologie del muro – dice Ronchi –, quelle che dominavano la gestione del problema migratorio; il COVID-19 ci ha reso più consapevoli, da un lato, della comunità mondiale (minacciata nella sua totalità) e, dall’altro, delle comunità più piccole in cui viviamo, risvegliando il nostro senso di responsabilità verso gli altri, i più deboli (i nostri anziani, i nostri malati). Inoltre, io penso che questo virus ci abbia dimostrato chiaramente la potenza del sapere: il sapere scientifico, che non smette di fare incessantemente ricerca per la tutela della nostra salute, e il sapere umanistico, che trova nelle parole della letteratura così come nelle immagini dell’arte e in tutte le sue forme di espressione gli strumenti necessari per gestire l’ansia e l’insofferenza, per accettare meglio il confinamento a cui tutti noi scegliamo di sottoporci. Dobbiamo scegliere consapevolmente di isolarci e attuare tutte le misure cautelative che ci indicano le Autorità, senza tentennamenti. È la nostra civiltà intera a essere messa in discussione, non dimentichiamocelo.

Il virus dunque ha innescato un cambiamento che, nonostante le paure e le difficoltà, ci fa ri-scoprire il nostro essere nel mondo, insieme agli altri e nella consapevolezza della nostra natura, fragile ma anche reattiva, attaccabile ma anche difendibile. Per questo, ho cambiato idea e deciso di essere felice: innanzitutto per tutti voi che avete dato dimostrazione di un comportamento paziente e sensato. Poi, per i vostri colleghi laureandi, a cui a partire da domani verrà conferito il titolo di “Dottoressa” o “Dottore”, e anche per le famiglie e gli amici che li hanno aiutati a raggiungere questa importante meta. Non preoccupatevi, voi tesisti, per la cerimonia “mancata”: ho dato pubblicamente la mia parola che riserveremo un momento speciale alla celebrazione delle vostre lauree e mi impegnerò senza dubbio a mantenere la promessa non appena sarà possibile.

Scelgo, infine, di essere felice anche per la capacità di reazione della nostra Università, così come di tutte le Università lombarde e italiane: la nostra comunità accademica continua a muoversi, magari con più difficoltà, magari in maniera diversa, magari con più fatica, ma comunque senza alterare la sua identità dinamica, il suo essere “contagiosa” in termini di determinazione ed entusiasmo. Anche se ci parliamo da lontano, l’importante è, infatti, parlarsi, confrontarsi, crescere insieme.

Sono sicuro che capite benissimo il mio messaggio e che sarete d’accordo con me.

Adesso, però, si inizia davvero: a partire da domani, con le tesi di Giurisprudenza, la parola passa a voi. Dimostrate tutto quello che avete imparato e portate poi in giro per il mondo un pezzo di UniBg!

In bocca al lupo per la discussione e per il vostro futuro! Vi abbraccio, sempre da un metro di distanza.

Il vostro Rettore,
Prof. Remo Morzenti Pellegrini